Viaggi
San Leo. Shutterstock by tokar
#FFFFFF
San Leo. Shutterstock by tokar
Non è dato nuovo che le possibilità di rimanere incantati, nel Bel Paese, siano pressoché infinite. A essere invece nuovo – ma non stupirà, assodata l’affermazione precedente – è il record storico registrato dal Ministero del Turismo per il 2023: oltre 134 milioni di arrivi e 451 milioni di presenze negli esercizi ricettivi sul territorio nazionale. Il potere d’attrattiva dell’Italia, con i suoi oltre 50 siti UNESCO, si riconferma, così, straordinario. Ma tra le bellezze che la Penisola ha da offrire, alcune purtroppo – i nomi sono arcinoti – spiccano anche per i prezzi elevati, se non proibitivi, nemici delle vacanze estive alle porte. La buona notizia è che le alternative non mancano e che, al riparo dalle mete più blasonate, riposano autentiche gemme ingiustamente ancora poco conosciute. Ecco allora tre luoghi per un (senza dubbio più accessibile) intermezzo di relax e scoperta, tra borghi secolari e natura incontaminata, scandito dalle irresistibili ghiottonerie culinarie che sono certezza del panorama nostrano.
Regione storica incastonata nell’Appennino Centrale, a nord delle Marche e a cavallo tra Emilia-Romagna e Toscana, il Montefeltro racconta del suo passato attraverso centri medievali, strade acciottolate, chiese e conventi solitari cristallizzati nel tempo. Lo scenario dolce e collinare muta improvvisamente all’incontro con le cime del Sasso Simone (in Toscana), del Sasso Simoncello (in provincia di Pesaro-Urbino) e del Monte Carpegna, da cui partono sentieri di trekking adatti a tutte le gambe. Ma al di là della natura che si offre nella sua veste più autentica, il Montefeltro è la scelta perfetta per gli amanti della cultura. I suoi borghi, come quello di Frontino, Auditore e Carpegna, permettono di spostare indietro le lancette dell’orologio, anche se due realtà su tutte hanno contribuito a definirlo, geograficamente e storicamente, rappresentandone l’autentico cuore pulsante: Urbino e San Leo.
La prima, città natale di Raffaello Sanzio, incarna l’essenza gloriosa dell’ex Ducato di Montefeltro e, nei secoli, ha continuato e continua ad affascinare per il suo monumentale Palazzo Ducale e per la Galleria Nazionale delle Marche ubicata al suo interno. Una tappa qui è d’obbligo anche per ammirare la vertiginosa Gola del Furlo, a sud della città. San Leo, invece, frequentato da Dante e Francesco d’Assisi, è forse un caso unico al mondo per la suggestione panoramica della sua invalicabile rocca, avvinghiata a uno sperone calcareo, che dei potentati più influenti del Bel Paese, dai Montefeltro ai Borgia, fu eccezionale dimora.
Cosa mangiare: filetto di Marchigiana al tartufo bianco con radicchio trevigiano al vino rosso, piada e crescia sfogliata, frittatina di erbette di campo al tartufo bianco con crostone di ciliegini.
Altra terra di confine nel Bel Paese, tra Toscana, Liguria ed Emilia-Romagna, ancora poco battuta dal turismo di massa se non addirittura sconosciuta ai più, la Lunigiana comprende 14 comuni racchiusi in uno scrigno naturalistico puntellato da vallate, monti, torrenti, cascate e boschi, da cui si stagliano castelli medievali e piccoli borghi in pietra. Da Pontremoli a Fivizzano, da Zeri a Podenzana, da Aulla a Fosdinovo, questi luoghi hanno sperimentato per circa un millennio la guida dei marchesi Malaspina e, oggi come ieri, sono portatori di tradizioni antiche e genuine, che li rendono mete ideali per il turismo lento.
Un aspetto che – bando agli equivoci – non si traduce in mancanza di opzioni avventurose: dagli Stretti di Giaredo agli itinerari da percorrere in mountain bike su strade tortuose e immerse nel verde, alle aree dove l’uomo è quasi un estraneo, come i Laghi – limpidissimi e balneabili – della zona di Comano, dove corrono cavalli selvaggi, fino alle immense praterie di Logarghena e Camporaghena, la Lunigiana regala al visitatore un’intesa simbiotica e irripetibile con Madre Natura. Gli amanti dell’arte e della storia possono invece perdersi nell’intrico di musei e castelli che popolano il territorio, come quello del Piagnaro (dove si trova Museo delle Statue Stele Lunigianesi) o la Fortezza della Brunella.
Cosa mangiare: pane tipico (carsenta), torte d’erbi, agnello nei testi, pattona di castagne e barbotla (tortino salato) coi fiori di zucca.
Nell’angolo italiano a nord-est della provincia di Udine, incuneata tra Slovenia e Austria, alle pendici dell’innevato Monte Canin (2587 m.), trova spazio una delle vallate più scenografiche e incontaminate del panorama alpino nel Bel Paese: la Val Resia. L’isolamento di questo luogo, chiuso tutto intorno da massicci montuosi, ha permesso la conservazione nel tempo di una piccola ma compatta comunità di ceppo slavo, che vive ancora oggi di usi, costumi e tradizioni antiche di grande rilievo culturale, come il Carnevale resiano e il magnetico ballo tipico della zona – la Resiana.
Con un patrimonio naturalistico che si estende per 23.000 ettari e un complesso faunistico di oltre 1200 specie, la valle concorre alla mirabile biodiversità del Parco Naturale delle Prealpi Giulie, dove si incontrano armoniosamente tre aree biogeografiche differenti, mediterranea, illirica e alpina. In breve, il non plus ultra per gli amanti dell’escursionismo e degli sport all’aria aperta, dall’alpinismo all’arrampicata su pareti rocciose (bouldering), fino al ciclismo e alle attività acquatiche, come rafting e kayaking, rese possibili dai laghi perlacei che costellano la riserva, nonché dal torrente da cui la valle prende il nome. A fare da cornice alla natura in fermento si pongono dei piccoli villaggi abitati, quali la stessa Resia e Resiutta, centri tranquilli per un soggiorno lontano dal clamore cittadino.
Cosa mangiare: aglio della Val Resia, ravioli ripieni di erbe conditi con burro fuso (Ćalčüne), farina di granoturco abbrustolita in padella e consumata nel latte (Žgance), focaccia fatta con impasto di farina di frumento, burro, uova, zucchero e uva sultanina (Bogača), fette di pane inzuppate nelle uova, fritte nell’olio e cosparse di zucchero (Sope).