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L'incredibile storia dell'Isola dei Fagiani

L’isola che per sei mesi all’anno è francese e per gli altri sei spagnola
A cura di   Fabio Giusti

Photo by EQRoy

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«Un pezzetto di terra verde. Con una vacca e tre anatre al posto dei fagiani: comparse affittate senza dubbio per interpretare il ruolo dei fagiani per la soddisfazione dei passanti.» Così descriveva Victor Hugo l'Isola dei Fagiani, piccola striscia di terra alluvionale che si trova proprio nel mezzo del corso del fiume Bidasoa, al confine tra Spagna e Francia, tra le città di Irun e Hendaye. Ammettiamolo, non proprio come il più indimenticabile dei posti. E pensate che il fatto che, in un isolotto intitolato ai fagiani, non ci sia neanche l'ombra di un fagiano non è neanche l'unico paradosso di questa lingua di terra di confine. L'Isola dei Fagiani è infatti una straordinaria eccezione geopolitica: un isolotto amministrato in condominio da due Paesi, a corrente alternata. Sei mesi governa Madrid, sei mesi governa Parigi. In pratica dal 7 novembre del 1659 – ovvero dal giorno in cui, dopo tre mesi di trattative portate avanti dal cardinale Mazzarino e dallo spagnolo don Luis de Haro, venne firmata la pace dei Pirenei che segnò una volta per tutte il confine franco-spagnolo – ogni 180 giorni c’è il cambio della guardia: il 31 gennaio gli spagnoli passano la mano ai colleghi francesi che a loro volta restituiranno l’isola il 31 luglio. In spagnolo è chiamata “isla de los Faisanes” e in francese “île des Faisans”. In realtà i comuni di Hendaye e Irún non devono occuparsi di chissà quali attività: gestiscono più che altro la manutenzione del sito, dal giardinaggio a eventuali lavori al pontile per le barche, e controllano la qualità delle acque. L’isola comunque è sorvegliata alternativamente dagli addetti del comando navale di Donostia-San Sebastián (Spagna) e Bayonne (Francia), che sono gli unici autorizzati ad andarci: i visitatori sono ammessi solo durante alcune rare visite guidate oppure nelle giornate del “passaggio di sovranità” tra i due paesi, che avviene con una cerimonia ufficiale, alla presenza di diplomatici e delegati dei governi.

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