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Shutterstock by studioanghifoto
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Quando in Italia esplode la primavera, con il suo caleidoscopio di colori e profumi che si sprigionano nell’aria, la voglia di aperto, di verde ricomincia a far breccia nei cuori rintronati dal grigiore invernale. La luce torna protagonista, con l’ora legale che fa guadagnare quella finestra di sole alleata del buonumore, e nel fine settimana la città inizia pian piano a svuotarsi per riversarsi al mare e nelle sterminate aree naturalistiche che il Belpaese ha da offrire: parchi pubblici, riserve protette, ma anche – e soprattutto, dato il periodo che li esalta per definizione – giardini.
Vediamo allora, oltre al Giardino di Ninfa di cui abbiamo già parlato, quali sono i grandi esempi all’italiana vestiti dalla bella stagione, tra prati in fiore che fanno da teatro naturale a opere d’arte e autentiche perle dell’ingegno umano perfettamente integrate nell’ambiente circostante. Volute da nobili, cardinali, principi e principesse, animate da circoli di intellettuali e artisti che hanno contribuito a plasmare l’identità culturale della Penisola, le oasi private di seguito sono pilastri della maniera nostrana, riconosciuta in tutto il mondo.
Giardino di Boboli
Il vero paradigma del giardino all’italiana, fonte di ispirazione e ammirazione in Europa. Curato dalla famiglia Medici, che per prima gli conferì la sistemazione, alle spalle di Palazzo Pitti a Firenze, e lo status di museo a cielo aperto, tra statue antiche, rinascimentali, fontane (basti pensare a quelle del Nettuno e dell’Oceano) e grotte (celebre quella del Buontalenti), il Giardino di Boboli è quintessenza dello spirito cortese. Piante di varia specie accompagnano il cammino dei visitatori, culminante nella suggestione dei terrazzamenti, dove trovano spazio il settecentesco padiglione del Kaffeehaus, raro esempio di architettura rococò in Toscana, e la Limonaia, costruita da Zanobi del Rosso.
Villa d’Este
Nata dalla volontà del duca Ippolito d’Este di concentrare e far incontrare i fasti delle corti di Fontainbleu, Roma e Ferrara in un ambiente inedito, Villa d’Este, nei pressi di Tivoli (Roma), si è dal principio imposta come un capolavoro di giardino all’italiana, con il suo trionfo di giochi d’acqua, ninfei, musiche idrauliche, bacini ornamentali, grotte e fontane, tra cui spiccano quella dell’Organo e quella del Bicchierone, realizzata dal Bernini. La spettacolare fusione di arte, ingegneria e natura – secondo progetto del pittore e architetto Pirro Ligorio – si è guadagnata un posto, nel 2001, nella lista dei patrimoni UNESCO.
Villa Barbarigo
Costruita da una delle più importanti famiglie veneziane, di cui porta anche il nome, come voto solenne a Dio contro la peste del 1630, Villa Barbarigo si offre ai visitatori nella sua eccezionale fisionomia originaria, inalterata a dispetto degli oltre 350 anni di età. Concepito come un percorso allegorico, in cui il visitatore affronta le difficoltà per poi arrivare alla salvezza (non a caso c’è un labirinto, dove si scopre che la strada più breve non è mai la risolutiva), il giardino di Valsanzibio, in provincia di Padova, si distingue proprio per l’assetto monumentale allusivo. Le statue, il Padiglione di Diana, il Monumento al Tempo, la Scalea del Sonetto: tutto, dentro questo parco di 15 ettari, ha un substrato simbolico che invita alla contemplazione, in una cornice naturalistica d’eccezione, con più di 120.000 piante – alcune di estrema rarità.
Isola Bella
Apoteosi del barocco italiano, dominata dalla mole di Palazzo Borromeo, l’Isola Bella ha contribuito a fare di Stresa, sul Lago Maggiore, una delle mete privilegiate del Grand Tour. Il suo giardino all’italiana è rinomato per la sbalorditiva collocazione sull'acqua, unita ad un impianto quanto mai scenografico imperniato intorno al Teatro Massimo. Da qui si sviluppano dieci terrazze sovrapposte a formare una piramide tronca, circondata da parterre su livelli differenti e collegati da scalinate. Spiccano quindi un colossale unicorno, obelischi, statue ispirate alla mitologia e torri, incorniciati da una vegetazione unica nel suo genere grazie alle condizioni ideali create dal clima lacustre, tra rose, rododendri, camelie e imponenti alberi secolari dove si fanno strada i pavoni bianchi, simbolo del luogo. Dal 2002 il giardino è parte del prestigioso circuito inglese della Royal Horticultural Society.
Reggia di Caserta
Non ha bisogno di presentazioni, tanta è la sua fama globale. Il progetto del Parco Reale, firmato dal genio del Vanvitelli, nasce con l’intenzione di fornire alla Residenza della dinastia Borbone – tra le più sfarzose d’Europa – un’appendice all’altezza. L’ispirazione diretta è niente meno che Versailles, riadattata all’ambiente campano con opere ingegneristiche di alto livello, in grado di dotare l’intero complesso di 3 km di vie d’acqua funzionali a mantenere l’impressionante distesa di verde (123 ettari) che dall’ingresso del parco conduce dritta alla Reggia, patrimonio UNESCO dal 1997 in quanto sintesi impeccabile di architettura, pittura, scultura, arti decorative e perfino musica.