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La bioplastica che si decompone in un mese

Un'importante scoperta che potrebbe contrastare il problema dell'inquinamento
A cura di   Fabio Giusti

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L'utilità della plastica è una di quelle cose in merito alle quali esistono davvero pochi dubbi. Di facile produzione, economica, leggera e garanzia di una certa igiene, la plastica è però anche la principale causa dell'innalzamento del tasso di inquinamento del nostro Pianeta. Basti pensare che un qualsiasi oggetto in plastica, per decomporsi, impiega un tempo compreso tra i 50 e i 500 anni. Non c'è dunque bisogno di essere uno scienziato per capire che l'abuso di un materiale di certo utile ma così difficile da smaltire, non sia più sostenibile ormai già da tempo. Ma come reagireste alla notizia che esiste un nuovo tipo di bioplastica, del tutto simile alla tradizionale plastica sintetica, che, per decomporsi, ci mette appena un mese? In pratica lo stesso tempo di decomposizione di una banana.

Il potere della spirulina

Per capire cosa sono le bioplastiche, è bene partire dal significato stesso del termine che, nella sua più comune definizione, sta ad indicare quei materiali che, al contrario della plastica comune prodotta a partire dal petrolio, hanno origine interamente o in parte da materiali organici. Tra questi, il grano, le patate, l'amido di mais, la canna da zucchero, la canapa e la biomassa lignocellulosica, i quali hanno il vantaggio di essere completamente rinnovabili. Questo nuovo composto, caratterizzato da un così veloce tempo di smaltimento, è stato invece realizzato interamente a partire da una polvere di cianobatteri azzurro-verdi anche nota come spirulina, sostanza scelta perché ottenibile con facilità su larga scala e in grado di assorbire il biossido di carbonio. 

Va detto, però, che al momento una produzione su scala industriale non è ancora partita, per lo più a causa di una serie di vulnerabilità del composto, quali la sua fragilità – che allo stato attuale non gli permetterebbe di restare troppo a lungo sui banconi del supermercato – e la sensibilità all'acqua. Ma la sperimentazione va avanti, e i ricercatori sono comunque ottimisti che si possa ovviare al problema grazie a piccole e mirate modifiche, realizzando una gamma di materiali bioplastici simili a quelli tradizionali, ma con il vantaggio rivoluzionario di decomporsi velocemente anche se dispersi nell'ambiente.

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