Serie TV
Shutterstock - Photo by Osugi
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Come di consueto, ogni fine novembre, il New York Times stila la classifica delle migliori Serie TV dell'anno che sta andando a finire. Così i tre principali (e temutissimi) critici televisivi della testata, James Poniewozik, Mike Hale e Margaret Lyons, anche quest'anno, si sono espressi sui must see del 2023 dividendosi il compito secondo tre parametri: Poniewozik le migliori serie in assoluto, Hale le migliori serie internazionali (quindi quelle non prodotte negli States) e la Lyons quelle terminate quest'anno. Andiamo a vedere nel dettaglio quali sono.
Una finta serie comedy che, della comedy, prende giusto il minutaggio degli episodi, che parla di cibo, dei retaggi (spesso insostenibili) della famiglia, della follia di certi sforzi lavorativi e dell'infinita bellezza del senso di necessità e di appartenenza. Dopo le ottime critiche ricevute dalla prima stagione, The Bear "passa al livello successivo", scrive Poniewozik, "esplorando la disfunzionalità esplosiva della famiglia protagonista e celebrando la cura e il nutrimento degli ospiti quasi come se fossero una chiamata spirituale". Una delle cose migliori viste in TV negli ultimi dieci anni.
Il titolo in inglese di questa serie TV vuol dire litigio, screzio e, a detta di Poniewozik, è sì "una buona storia su due persone che si arrabbiano», ma è soprattutto «un’ottima storia sul perché le persone si arrabbiano". Secondo il critico del New York Times la serie racconta le differenze di classe e i risentimenti tra le persone di una stessa famiglia, ma anche le tensioni tra personaggi originari di paesi asiatici diversi, e il tutto si esprime in "un racconto spietato, ma empatico".
Per Poniewozik una serie che mette "profondamente a disagio", ma che è anche "uno studio sulla colpa, sul matrimonio e su un altruismo ignorante, ed è estasiante, originale, astuto, bieco – e divertente!". I suoi personaggi principali sono interpretati da Emma Stone, una delle attrici più affermate della sua generazione (che, a breve, rivedremo in Povere creature!, Leone d'Oro a Venezia 2023), e dal canadese Nathan Fielder, ampiamente lodato per i suoi programmi comici cinici e non convenzionali Nathan for you e The Rehearsal. Nel cast c’è anche Benny Safdie, noto nel cinema indipendente statunitense assieme al fratello Josh, con cui ha girato Good Time e Diamanti Grezzi.
Questo thriller psicologico è un adattamento dell’omonimo film del 1988 di David Cronenberg, e la sua protagonista è Rachel Weisz, che interpreta due ginecologhe gemelle (nel film il protagonista era Jeremy Irons). Secondo Poniewozik è uno dei pochi esperimenti di remake, reboot o adattamenti andati a buon fine. In particolare il giornalista ne ha apprezzato la bontà dello script, sottolineando come si sia mantenuta la vena horror del film di Cronenberg dando però una visione più moderna del desiderio di governare la scienza e la medicina.
Il celebre critico James Poniewozik descrive questa serie TV come una satira "sia favolistica che favolosa". Segue le avventure di un 13enne afroamericano alto quattro metri interpretato da «un fantastico» Jharrel Jerome, e si rivela essere "un racconto politico e inesorabilmente divertente che mette insieme la mitologia dei supereroi e la critica anticapitalista". È stata ideata e diretta dal regista, sceneggiatore, rapper e attivista Boots Riley.
Mette insieme reality e commedia in una maniera che il critico del New York Times definisce innovativa. Un ignaro cittadino statunitense viene convocato per fare parte di una giuria popolare fittizia: tutti gli altri componenti sono attori, ma per lui è tutto vero. La produzione è riuscita nell’intento di far funzionare le cose senza che Ronald Gladden, il protagonista, si accorgesse di nulla. Sulla carta «poteva sembrare uno scherzo crudele», dice Poniewozik, ma il risultato è «fantasticamente» l’opposto.
Apparentemente la storia di un uomo e una ragazza in mezzo a un’epidemia zombie ha poco in comune con quella di una donna sulla quarantina alle prese con una crisi d’identità, ma a detta di Poniewozik in queste due serie ci sono due delle migliori coppie delle serie tv del 2023. I primi due personaggi, quelli di Pedro Pascal e Bella Ramsey, sono costretti a valutare cosa sarebbero disposti a sacrificare per salvare l’umanità in pericolo; gli altri, interpretati da Bridget Everett e Jeff Hiller, trovano la loro dimensione in una comunità di persone queer in una cittadina rurale del Kansas. The Last of Us si trova su Sky e NOW, mentre Somebody Somewhere in Italia non è ancora arrivata.
È una serie comedy che ha per protagonista un gruppo di adolescenti che vivono in una riserva di nativi americani dell’Oklahoma e, nelle parole di Poniewozik, nell’arco di tre stagioni "è riuscita a riempire un universo intero". Il suo titolo è un riferimento a “Reservoir Dogs”, quello originale di Le Iene, ma al contrario del film di Quentin Tarantino è una di quelle poche storie di formazione che finiscono bene un po’ per tutti. In Italia si vede su Disney+.
Tecnicamente è andata in onda fino alla fine dell’anno scorso, ma era troppo tardi perché venisse inclusa nella lista delle migliori serie del 2022 del New York Times. Secondo Poniewozik valeva la pena citare questa serie TV nell’elenco di quest’anno perché "verrà ricordata a lungo". È una di quelle serie ambientate sul posto di lavoro, in un negozio di articoli a noleggio di Chicago, e racconta un "universo fantastico" composto tra le altre cose da «persone eccentriche, truffatori e agenti di polizia un po’ sfigati». In Italia non è disponibile.
Secondo Poniewozik le vicende della famiglia Roy e del conglomerato nel settore dei media e dell’intrattenimento che possiede si sono meritate tutta l’attenzione che hanno ricevuto da parte dei media. La serie ha assecondato i suoi "istinti oscuri" fino alla fine, restando sempre all’altezza delle aspettative, con il risultato di essere "cinicamente soddisfacente e profondamente emozionante".
Questa miniserie drammatica britannica ambientata negli anni Sessanta ha per protagonisti Damian Lewis, conosciuto per la serie Homeland, e Guy Pearce, il protagonista di Memento di Christopher Nolan. È la storia di una spia inglese che collabora di nascosto con i sovietici e di un suo collega a sua volta sospettato di essere una spia. Scritta da Alex Cary, lo stesso autore di Homeland, Hale la definisce una "storia enigmatica, complicata e intelligente", che analizza e decostruisce le classi sociali dell’Inghilterra del tempo.
È la serie basata sui gialli scritti da J.K. Rowling, l’autrice della saga di Harry Potter, con lo pseudonimo di Robert Galbraith. Il protagonista è Cormoran Strike, un ex veterano di guerra diventato investigatore privato e, secondo Hale, la serie mantiene un equilibrio "vicino all’ideale" tra le storie di indagini e le relazioni personali di Strike. In Italia le prime stagioni sono andate in onda su Sky sul canale di Mediaset Premium Crime.
Ideata, scritta e diretta da Sally Wainwright, è la storia, sviluppata in tre stagioni, di un’agente di polizia dello Yorkshire che cresce da sola il nipote, frutto dello stupro subìto dalla figlia, poi morta suicida. Secondo Hale Sarah Lancashire e James Norton interpretano rispettivamente l’agente e l’uomo che stuprò sua figlia in maniera "incredibile fino alla fine".
È una serie animata basata sull’omonimo manga giapponese e i suoi protagonisti sono un giovane medico e una sua paziente che rinascono come gemelli di una famosa cantante pop. A detta di Hale "offre un panorama quasi documentaristico sul prezzo del successo nell’industria dell’intrattenimento in Giappone".
È la seconda stagione della serie francese andata in onda nel 2021 come Paris Police 1900, e riguarda casi di crimini vari, tra cui quelli legati alla prostituzione, mostrando i molti lati della società francese dell’epoca. Hale scrive che la nuova stagione è «estremamente piacevole» e racconta storie cruente con un senso dell’umorismo asciutto, affrontando temi come la sifilide, l’omofobia e una nuova minaccia mortale: l’automobile.
Gli agenti dei servizi segreti britannici che hanno fatto casini sul lavoro finiscono in un’unità speciale fittizia chiamata Slough House, “la casa del pantano”, ed è per questo che vengono soprannominati slow horses, “cavalli lenti”: in pratica dei falliti. Le puntate della terza stagione di questo thriller inglese con Gary Oldman stanno uscendo anche in Italia su Apple TV+, ma Hale l’ha scelta per la seconda stagione, che è andata in onda un anno fa e a suo dire è più bella rispetto alla prima per i suoi "misteri ancora più intricati e le azioni intense e impressionanti".
È ambientata in Galles e racconta la vita di Danny, un ragazzo che dopo la morte della madre è stato tenuto prigioniero in casa dal padre, che lo ha ingannato convincendolo che il mondo esterno fosse infestato da mostri. Hale definisce "eccellenti" le interpretazioni di Lewis Gribben, cioè Danny, e di Samuel Bottomley, il cugino che all’improvviso si ritrova a doversene prendere cura. In Italia è ancora inedita.
Un esorcista affronta una serie di vicende paranormali in una piccola cittadina a nord di Madrid finendo al centro di un complotto che coinvolge varie persone del posto, il Vaticano e il capo di una setta interpretato da Paul Giamatti. A un certo punto della seconda stagione uno dei personaggi dice una cosa come: "È tutto piuttosto incomprensibile, ma anche la vita lo è".
Un uomo che vive con la figlia 11enne incontra per caso una donna che si rivela essere un lupo mannaro. Hale definisce questa dramedy "affascinante, commovente e a volte estremamente sanguinosa". Il finale sospeso della seconda stagione a suo dire promette di cambiare radicalmente le cose.
È basata sulla storia vera di un agente infiltrato nella comunità ebraica di Buenos Aires nel periodo antecedente agli attacchi terroristici rivolti alla comunità negli anni Novanta. Hale è rimasto colpito dall’antisemitismo "automatico e paranoico da parte dell’establishment del paese", che a suo dire "è ancora più agghiacciante perché estremamente diretto".
Un assassino interpretato dal comico Bill Hader – peraltro regista di molti episodi della serie – scopre un’inaspettata passione per la recitazione, più o meno sostenuta dall’aspirante attrice con cui comincia una relazione, interpretata da Sarah Goldberg, e dal maestro Gene, cioè Henry Winkler, il Fonzie di Happy Days. La serie è stata molto apprezzata sia dal pubblico che dalla critica: secondo Lyons è introspettiva e un po’ violenta, ma ricca di battute spiritose e taglienti, e piena di "sfaccettature sorprendenti".
Andata in onda dal 2019, è ispirata all’omonimo gruppo di supereroi protagonisti dei fumetti della DC Comics. Le prime due stagioni a detta di Lyons sono molto più belle rispetto alle ultime due, ma mentre molte storie tratte da serie a fumetti sono "trite, didattiche e ridondanti", a suo dire Doom Patrol è "sconcia e divertente, e non particolarmente attenta ad avere senso a ogni costo".
È una commedia drammatica che racconta l’ascesa di Caterina II di Russia, interpretata da Elle Fanning, e secondo Lyons esprime "qualcosa di profondo ed emozionante a ogni battuta, a ogni gesto, con ogni cappello, ogni piatto". La critica del New York Times sostiene che moltissimi drammi d’epoca sembrino semplicemente le versioni costose e banali di quello che dice Wikipedia sul loro conto, mentre questa serie emerge per la sua irriverenza e la sua maestria.
Anche se cominciò nel 2014, in un periodo in cui secondo Lyons le serie sul crimine non statunitensi erano più di moda, a suo dire è molto di più. Mentre molte di quelle che hanno per protagonisti "agenti di polizia tristi" tendono ad appiattire i propri personaggi, le relazioni tra quelli di Happy Valley sono approfondite, e le loro scelte hanno "un peso emotivo".
John Wilson gira per le strade di New York riprendendo quello che vede, cercando di trovare le risposte ad alcune delle domande più complicate a cui rispondere e affrontando le proprie ansie al tempo stesso. "Forse è un po’ troppo fragile per questo mondo così ruvido", scrive Lyons parlando della serie, ma ha "momenti di umanità così adorabili da essere quasi dolorosi": per questo la sua fine "fa più male di altre, perché non ci sarà mai più qualcosa di simile".
Heléne Yorke e Drew Tarver interpretano una sorella e un fratello che cercano di gestire la fama del fratellino adolescente, diventato famoso su internet. La serie prende in giro la loro voglia di imitarlo e diventare famosi, e nelle parole di Lyons "mette in ridicolo la vacuità di gran parte del settore dell’intrattenimento e dei media". Lyons ha detto di aver apprezzato particolarmente la puntata della terza stagione intitolata “8 Gay Men with AIDS: A Poem in Many Hours”, cioè “8 uomini gay con l’AIDS: una poesia di molte ore”.
Lyons dice di essere ancora "delusa dal fatto che sia finita", perché nella sua breve durata di tre stagioni è stata "quanto di più stupendo, sorprendente e agile può essere la Tv". L’ha definita una serie "divertente e stravagante, coraggiosa e importante".
È una delle Serie TV che secondo Lyons sono state cancellate ingiustamente. Nella prima stagione Sam (Sofia Black-D’Elia) va via di casa, comincia a frequentare gli alcolisti anonimi e cerca di trovare la sua strada; nella seconda sembra averla trovata, ma poi la serie viene cancellata, proprio "quando stava fiorendo". "Come se non bastasse" Disney, che controlla Freeform, l’ha ritirata dalle piattaforme di streaming, nota Lyons.
La cancellazione della serie apprezzata anche da Poniewozik è stata annunciata nel febbraio del 2023, motivo per cui Lyons la cita tra le più belle che si sono concluse quest’anno. Per la critica era "incredibilmente divertente", con un numero impressionante di battute ogni minuto e "uno degli universi più sviluppati della tv", dove erano perfettamente inseriti anche i personaggi che comparivano per una battuta o due.
"Voglio dire… è Succession", commenta Lyons, descrivendo i personaggi della Serie TV come "pentolacce che al loro interno hanno ancora più vuoto", esaltando le battute sconce e l’ossessione per i particolari: "Una serie così enorme doveva concludersi in maniera altrettanto grande".