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Courtesy of Wildside
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Courtesy of Wildside
È il film italiano più visto dell’anno, quello che ha conquistato il biglietto d’oro, C’è ancora domani di Paola Cortellesi ha saputo riportare al cinema tantissime persone, persino coloro che da tempo non mettevano piede in una sala. Il suo successo non conosce confini, estendendosi in Francia dove ha incassato 800mila euro già nel primo weekend e a Londra, dove è stato accolto da un caloroso applauso di cinque minuti. Dopo questa impressionante scalata, il 31 marzo C’è ancora domani arriva in streming su Netflix, rendendosi di fatto accessibile a un pubblico ancora più ampio. Per chi non ha ancora avuto l'occasione di vederlo, questo è dunque il momento ideale per scoprire un film che merita di essere visto.
L'acclamato esordio alla regia di Paola Cortellesi racconta una storia popolare, che ci ricorda le nostre nonne e, più in generale, tutte quelle donne che nel Dopoguerra facevano quel che potevano per tirare avanti, subendo le discriminazioni di genere senza neanche sapere cosa fossero, perché quella era la condizione femminile dell’epoca. L'attrice e regista romana ha saputo rendere istruttivo il proprio film, senza però mai scivolare nel facile apologo morale, dosando abilmente umorismo, leggerezza e dramma. Il risultato è un'opera in cui le scene di violenza si trasformano in danze di coppia e momenti potenzialmente romantici vengono "sporcati" con della cioccolata.
Delia, interpretata da Paola Cortellesi, è una donna che si definisce attraverso i suoi ruoli di moglie e madre, accettandoli pienamente con tutto ciò che questi comportano. Suo marito Ivano (Valerio Mastandrea) è il patriarca di una famiglia in cui vigono dinamiche violente e rispetto gerarchico. Siamo nella seconda metà degli anni 40 e questa famiglia vive – anche se forse sarebbe meglio dire che sopravvive – in una Roma divisa tra la spinta positiva della liberazione e le miserie di una guerra da troppo poco alle spalle. L'amicizia con Marisa (Emanuela Fanelli) offre a Delia un raro rifugio di leggerezza e intimità. Mentre la famiglia si prepara per il fidanzamento della figlia maggiore, Marcella, una lettera misteriosa scuote le convinzioni di Delia, spingendola a immaginare un futuro migliore, non solo per lei.
“È una brava donna, in fondo. Ha solo il difetto di non saper stare zitta.”
C’è ancora domani racconta il coraggio straordinario delle donne ordinarie. Quelle che dovevano stare zitte: mogli e madri relegate in un ruolo di servitù all'epoca dato da tutti per scontato. Donne spesso picchiate, possedute come oggetti dagli uomini e già allora vittime del divario retributivo di genere. Queste donne, dalla borghese alla casalinga di borgata, da sempre zittite dagli uomini e dalla società, hanno il loro riscatto in una data ben precisa, il 2 giugno 1946, il primo voto delle donne. Coscienti dell’importanza del momento, si vestono a festa, indossano l’abito buono e il rossetto. Per la prima volta nella loro vita, vengono interpellate per far sentire la loro voce e per decidere del loro futuro. Proprio loro che una scelta non l’hanno mai avuta.