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Shutterstock_by_Huurah
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Shutterstock_by_Huurah
Progredire con la tecnologia non significa necessariamente sposare tutto ciò che è moderno: è normale, di tanto in tanto, sentire il bisogno di tornare al passato e abbracciare le retrotecnologie, ovvero quelle tecnologie giudicate ormai obsolete, che, tuttavia, scaldano il cuore. Esempi di retroteconologia sono i vinili. Tutti siamo d'accordo nel dire che le moderne tecnologie permettono di avere un ascolto chiaro e pulito, ma per i nostalgici l'ascolto di un vinile è ineguagliabile: quello scorrere dell’ago lungo le scanalature del disco diventa parte dell'esperienza musicale.
Stessa cosa si può dire delle Polaroid, simbolo incontrastato degli anni 70. In un mondo in cui le immagini digitali si moltiplicano e sono facilmente accessibili a tutti, il ritorno a una singola fotografia, non modificabile e stampata su carta, mette l'accento sull'unicità (e la non ripetibilità) del momento da immortalare. Cambia anche il modo in cui si conserva un ricordo: piuttosto che caricarlo online, lo si custodisce, magari gelosamente, in una bacheca. Sarà per tutte queste motivazioni che, negli ultimi anni segnati dalla compulsione fotografica, si è riscoperto un amore verso le Polaroid.
La Polaroid ha origini lontane ed è legata indissolubilmente a Edwin Land, il famoso fisico americano inventore, nel 1929, della lente polarizzata. Dopo vent’anni di ricerche, Land, ispirato dalla figlia desiderosa di vedere quanto prima un suo ritratto fotografico, brevettò la prima fotocamera istantanea, capace di sviluppare positivizzare un'immagine in soli 60 secondi: la Polaroid 95, commercializzata nel 1948.
Ma furono gli anni '70 a trasformare la Polaroid in un oggetto di culto. Quando nel 1972 uscì la SX-70 col primo rullino quadrato, gli artisti dell’epoca iniziarono a sperimentare: Andy Warhol, il re della Pop Art, la adorava e la usò per documentare le sue stesse opere. In quel periodo, tutti ne volevano una. D'altronde, scattare con questa macchinetta significava avere la possibilità, non scontata allora, di scoprire in breve tempo la propria fotografia senza dover aspettare i tempi di sviluppo del rullino.
Con il passare degli anni questa invenzione venne sostituita dalle macchinette digitali, in grado non solo di dare una visione immediata della foto, ma anche di aprire alla possibilità di modificarla condividerla con un numero sempre più vasto di persone. L'entusiasmo per il digitale era alle stelle, tanto che la fabbrica Polaroid nel 2008 fu costretta a chiudere i battenti. Era la fine dell'analogico, o almeno così sembrava. Nel 2018 l’amore per il passato è tornato con forza a bussare alla porta, grazie a una proposta che è riuscita a coniugare brillantemente analogico e digitale: la nuova Polaroid.
La Polaroid è particolarmente apprezzata da due categorie di persone. Innanzitutto, da chi ama le tradizioni: i nostalgici rappresentano sicuramente una fetta molto ampia di fruitori di questo dispositivo. Se ne stanno lì a sfogliare grandi tomi in cui hanno raccolto una miriade di foto, ripensando a un tempo ormai passato. Hanno bisogno di concretezza e il digitale così volatile li spaventa. In secondo luogo, da chi non ha una grande conoscenza del mondo fotografico: non dovendo mettere a fuoco o impostare la macchinetta in modalità specifiche, la Polaroid è adatta anche a un pubblico non particolarmente formato sull'argomento, ma interessato a conservare ricordi in preziose istantanee.