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Shutterstock_by_PeopleImages.com - Yuri A
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Shutterstock_by_PeopleImages.com - Yuri A
Una delle regole principali del galateo impone, per decoro, di mangiare sempre con le posate. Come ogni regola, però, esistono delle eccezioni. Alcuni piatti, infatti, secondo queste norme comportamentali non solo si possono, ma si devono mangiare con le mani. Ecco quindi la lista delle pietanze per cui è concesso abbandonare forchetta e coltello, seguendo sempre, però, alcune regole di buona educazione.
Partiamo dal pane, a cui è dedicato un capitolo a parte, proprio per la rigidità nel non utilizzo delle posate. Il pane è, sin dall’alba dei tempi, l’alimento centrale della nutrizione umana e, in quanto tale, porta con sé una tradizione millenaria. Da sempre si mangia con le mani e così deve essere continuato a mangiare. Va tagliato a piccoli pezzi prima di essere portato in tavola e poi va spezzettato con le mani e mangiato a piccoli bocconi. Attenzione, però, a non passarlo mai agli altri commensali: sempre e soltanto con il cestino.
La regola di cui sopra è valida anche per gli altri lievitati, come crackers, panini e grissini, ma c’è un alimento in cui la questione si fa duplice: la pizza. Il galateo prevede che si mangi con forchetta e coltello, anche nelle situazione più informali, a meno che non si tratti di pizza al taglio. In questo caso, via libera all’utilizzo delle mani, facendo attenzione a mantenere la pizza con la destra.
Per quanto riguarda i molluschi, alcune tipologie possono essere mangiate con le mani. Le ostriche vanno direttamente cosparse di succo di limone e fatte scivolare in bocca mantenendole con la mano destra, mentre una postura un po’ più rigida è prevista per cozze e vongole. Essendo il mollusco ancorato al guscio, può essere separato con le mani, poggiato sul piatto e poi mangiato con la forchetta. In questo caso, è buona abitudine che l’host lasci in tavola un piattino, posizionato alla sinistra del piatto principale, in cui poter riporre i gusci e delle salviettine al limone o delle apposite ciotoline lavadita.
La categoria di alimenti in cui le norme del galateo sono maggiormente differenti dalle abitudini comuni è quella della frutta. Sono pochissimi i frutti che si possono mangiare con le mani, tutti di piccole dimensioni e impiegando particolari accortezze. Via libera a lamponi e fragole, olive, amarene e ciliegie, ma sempre afferrandole per il piolo con la destra e scartando il nocciolo con la sinistra - senza utilizzare il tovagliolo, ma sempre il pugno - , e anche uva, il cui grappolo si deve mantenere con la sinistra e gli acini si devono prendere con la destra. Qualora si trovassero nelle coppette, però, automaticamente si dovrebbero mangiare con il cucchiaino. Tutti i restanti frutti - anche arance, banane, mele, pesche, che tutti mangiano con le mani - si devono mangiare rigorosamente con le posate.
Un capitolo particolare è quello che riguarda finger food e pasticceria mignon, classiche pietanze di ricevimenti e buffet. In questo caso, come si evince anche dal nome, è consentito mangiare con le mani, ma mai direttamente dai vassoi. Il cibo va sempre preso dal piatto da portata, posato su un proprio piattino o tovagliolo e solo in seguito mangiato con le mani.
Nessuna tipologia di carne potrebbe essere mangiata senza posate, neanche l’iconico coscio di pollo arrosto, che deve essere tagliato con coltello e forchetta. Mai accanirsi troppo sulle ossa: nonostante ciò vada contro l’etica della lotta agli sprechi alimentari, il galateo consiglia di lasciare quella carne che non si riesce a spolpare con le posate. Si acconsente, però, a qualche eccezione: hamburger, chicken wings o costine bbq, essendo molto difficili da mangiare con le posate, se mangiati in contesti informali come fast food o truck, si possono gustare direttamente con le mani.
Il galateo, infine, nel pieno rispetto delle culture differenti dalla nostra, consente di mangiare piatti delle cucine etniche che la tradizione prevede che vengano mangiati con la mani, come ad esempio il curry o il cous cous. È buona abitudine, infatti, rispettare le tradizioni altrui e adattarsi con mentalità aperta ai differenti modi di intendere le altre culture alimentari.