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Shutterstock - Photo by Chinnapong
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Shutterstock - Photo by Chinnapong
“Anche la noia fiorisce, quando ti senti sicuro. È un sintomo di sicurezza.” scriveva Eugène Ionesco. E non era il solo sostenitore di questo sentimento temuto dai più e bistrattato da molti, se anche Giacomo Leopardi asseriva convinto che “Soltanto gli esseri intelligenti provano noia”.
Quelle che potrebbero sembrare argute provocazioni intellettuali sono in realtà suffragate da diversi studi che suggeriscono come i momenti di noia costituiscano una specie di necessaria “sosta ai box” in cui il cervello ricarica la propria benzina creativa. In uno studio svolto dalla University of Central Lancashire, un gruppo di persone sono state invitate a elencare tutti gli usi possibili di una tazza di plastica. È risultato che le persone che avevano svolto in precedenza un compito ripetitivo per un quarto d’ora avevano ideato un maggior numero di risposte e di maggiore creatività.
Del resto già nel 1993, molto prima che internet e i social media ci insegnassero a riempire ogni singolo momento vuoto della giornata con notifiche, mobile games e informazioni usa e getta, nel suo saggio Sul bacio, il solletico e la noia, lo psicologo inglese Adam Phillips descriveva quest'ultima voce come “quello stato di sospesa anticipazione in cui qualcosa potrebbe succedere ma nulla accade, uno stato d’animo di diffusa irrequietezza che circonda il più assurdo e paradossale dei desideri, il desiderio di un desiderio.” Secondo alcune teorie, questo stato di anticipazione sospesa sarebbe un requisito fondamentale per la creatività.
Ora, volendo anche sposare questa teoria, appare in ogni caso difficile pensare a una ricerca consapevole e volontaria mirata al raggiungimento della noia. Tutt'al più ci si potrebbe mettere in condizione di "rischiare" la noia, senza preoccuparsene troppo. Sì, ma – giustamente vi starete chiedendo – perché? Perché la noia porta a un incontro con se stessi, cosa necessaria sebbene non sempre facile.
Non è affatto da escludersi che la recente ondata pandemica, con tutto ciò che ha comportato in termini di isolamento, abbia in qualche modo migliorato il nostro rapporto con la noia e con le possibilità che questa può offrirci. In altre parole: annoiarsi serve. Può fare molto bene ai bambini bombardati dagli stimoli sia educativi sia tecnologici, alle coppie che soffrono il caos che circonda le relazioni, a tutti quelli che sentono il peso della malinconia.
La noia, in questa nuova accezione, non solo non rappresenta un’emozione di segno negativo, uno stato d’animo da evitare a qualsiasi costo, ma è perfino un motore che libera creatività e pensiero. E dunque autonomia.