Food & Drink
Courtesy of Farmacia Del Cambio
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Courtesy of Farmacia Del Cambio
Patria dei gianduiotti, ma anche dello zabaione e del bicerin, Torino ha una secolare tradizione culinaria rispettata e onorata, ieri come oggi, nel caffè storici, che sono tanti (oltre 10) lungo le strade in stile Liberty da rappresentare un primato nel Bel Paese. Questi luoghi – più vicini ai cafè parigini che non ai tradizionali bar della Penisola – possono raccontare di aver offerto rifugio agli intellettuali in quella delicatissima fase che fu il Risorgimento, dando spazio alle menti simbolo dell’Unità, Cavour su tutti; qualche decina d’anni dopo, ai tavoli del Bicerin, per citare il più antico, sedevano invece scrittori del calibro di Italo Calvino e industriali come Giovanni Agnelli. Si può dire, senza rischiare di esagerare, che proprio nei caffè della città sabauda sia stato scritto un grande capitolo della storia d’Italia. Vediamo allora quali sono i 5 imperdibili, capaci di regalare una (dolcissima) istantanea del passato, rimanendo un incrollabile riferimento nel presente.
“Vestito da gesuita, e godendo con malizia dello stupore che suscitavo, mi recavo al Caffè Al Bicerin, vicino alla Consolata, a prendere quel bicchiere, odoroso di latte, cacao, caffè e altri aromi. Non sapevo ancora che del bicerin avrebbe scritto persino Alexandre Dumas, uno dei miei eroi”. Così Umberto Eco, nel romanzo Il cimitero di Praga, descrive il caffè che dal 1763 conserva gelosamente la ricetta del suo bicerin, qui brevettato per la prima volta a partire dalla settecentesca bavareisa, bevanda a base di caffè, cioccolato, latte e sciroppo, e divenuto poi caposaldo della tradizione torinese. Se il Conte di Cavour aveva il suo tavolo fisso sotto l’orologio all’angolo del locale, avventori meno regolari (ma ugualmente affezionati) erano Dumas padre, Nietzsche, Puccini, Gozzano, lo stesso Eco, Calvino e Soldati. Al Bicerin la cioccolata regna sovrana ed è offerta in infinite varianti: calda, fredda, sotto forma di quadrotti (gli iconici cremini del capoluogo piemontese), ma è anche farcitura e ingrediente chiave per torte – quella che prende il nome del caffè è un peccato di gola irrinunciabile – e liquori.
La sua storia comincia nel 1833, quando in Piazza Carignano apre i battenti la farmacia Bestente, che tiene rimedi e spezie custoditi in antichi vasi di ceramica. Rilevata nel 2014 dal gruppo Del Cambio, in concomitanza con la grande riapertura dell’iconico ristorante adiacente (il preferito di Cavour), la farmacia ha mantenuto tutto lo spirito dell’epoca di cui è figlia, tra preziose boiserie e mobili in marmo e bronzo. Anche il metodo è rimasto immutato: laboratorio artigianale era ed è ancora oggi; la differenza è che, al posto delle medicine naturali, nelle vetrine dal sapore ottocentesco campeggiano cornetti geometrici (cubici, ma anche sferici) ed esempi di piccola pasticceria tanto raffinati da risultare opere d’arte. Non mancano, ovviamente, gianduiotti, lievitati freschi e prodotti da forno di ogni genere. Unico neo: la fila – chilometrica, ma ne vale la pena.
Prima di aprire le sue udienze, Carlo Alberto era solito domandare cosa si dicesse al Caffè Fiorio, conscio che in quello storico locale, aperto nel 1780 nella Contrada di Po, gli esponenti più in vista del Risorgimento italiano non mancavano mai di incontrarsi e confrontarsi. Soprannominato, agli esordi, “dei Machiavelli” o “dei Codini”, vista la sua clientela d’elezione originaria – aristocratica e conservatrice – il Caffè Florio divenne realmente popolare solo negli anni ’30 del Novecento, quando, sulla scia dell’industria cinematografica che si faceva largo in città, portando con sé mode e fermenti, inaugurò il cono gelato da passeggio. Una piccola rivoluzione che con fierezza porta avanti da allora, con meticolosa attenzione agli ingredienti e ai processi di produzione. Per chi cerca la tradizione, concentrata in un gelato fatto a regola d’arte, è una tappa obbligata.
Salotto sabaudo per antonomasia, non a caso rifornitore ufficiale della Casa Reale, il Baratti & Milano mantiene, a distanza di oltre 160 anni, ancora inalterata la sua atmosfera d’origine. Nato come laboratorio artigianale dall’intuizione di due giovani e ambiziosi confettieri, Ferdinando Baratti ed Edoardo Milano, appunto, questo pilastro dell’arte dolciaria torinese – divenuto poi famoso in tutta Italia – ha elevato i suoi cioccolatini, tra gianduiotti, cremini e praline, a paradigma di prestigio e qualità. Sin dall’inaugurazione, nel 1875, nella Galleria dell’Industria Transalpina, a due passi da Piazza Castello, il caffè Baratti & Milano è ritrovo signorile del capoluogo piemontese e appuntamento imperdibile in un tour gastronomico (e storico) della città.
Specchi, colonne ioniche, poltroncine in velluto rosso e sfarzose dorature rappresentano l'inconfondibile scenografia del Caffè San Carlo, a metà tra chiesa barocca e dimora reale. Realizzato nel 1822, è stato a turno (e insieme) roccaforte risorgimentale, ritrovo di patrioti riformisti – e per questo chiuso a più riprese –, di intellettuali e artisti. Oggi, riqualificato da Intesa San Paolo, il San Carlo può vantare la guida dei fratelli Costardo, capaci di creare un intermezzo di contemporaneità all’interno di uno dei palazzi più antichi di Torino, attraverso proposte culinarie gourmet declinate a partire dalla colazione, in cui la ricca proposta di pasticceria lascia solo l’imbarazzo della scelta, fino all’aperitivo, celebrato con le ultime novità dal mondo della mixology.