Food & Drink

Non ci resta che aprire un sober bar

Gen Z e Millennials bevono sempre meno ed esplode il fenomeno dei locali alcohol free
A cura di   Giulia Mariani

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Bere sì, ma alcohol free. È questo il nuovo trend nel settore del beverage, in Italia e in gran parte dei Paesi Occidentali, che sta portando a un vero e proprio boom dei sober bar, i “bar sobri” dove si vendono soltanto bevande analcoliche. 

Le nuove abitudini di consumo

Più che un trend o una novità di mercato, è la diretta conseguenza di un radicale cambiamento delle abitudini di consumo di giovani e giovanissimi. Secondo un’indagine svolta da Marketplace il 41% dei Millennials e il 21% della Gen Z beve sempre meno la sera. Un fenomeno in continuo aumento, che già aveva fatto parlare di sé a gennaio 2024 con il Survey YouGov post vacanze di Natale. Il report aveva rilevato un calo importante, individuando solo il 7% della popolazione nel consumo quotidiano, durante i pasti, ma anche il 31% nelle occasioni speciali e il 14% nel weekend; 2 italiani su 10 si erano dichiarati non bevitori. Dati molto inferiori rispetto a 5, 10, 20 anni fa. Insomma, bere alcolici non va più di moda. 

Un fenomeno generazionale

Nel frattempo, sui social impazzano hashtag come #dryjanuary e #soberparty, si parla di sober dating – gli incontri sentimentali alcohol free – e del NoLo trend, ossia la moda di bere vini senza alcol o a bassa gradazione. A convogliare in questo nuovo stile di vita, due caratteristiche peculiari della Gen Z: una maggiore attenzione per il benessere fisico e mentale e l’anxiety economy, l’ansia della gestione dei soldi emersa post Covid-19. Mocktails e analcolici non solo costano meno, ma sono anche molto più salutari. Se nessuno beve più alcolici, per ovviare a un'inevitabile crisi di bar e pub, che da sempre si sono retti sulla vendita di questi prodotti, e trovare soluzioni più etiche, l'unica soluzione è aprire un sober bar

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Il boom dei sober bar

Questo nuovo format sta invadendo le grandi metropoli americane, da New York a Los Angeles, Orlando, Austin – con il Sans Bar che, parafrasando la CNN, ridefinisce la vita notturna –, e sta iniziando a trovare uno spazio anche in Europa. Sempre più locali a Londra e Parigi, dove molto frequentato è il Dèjà Bu – Gin Tonic, Spritz, Americano rigorosamente a gradazione zero –, ma anche in Italia. A indicare la strada nel Bel Paese è Atipico, il sober bar torinese di Davide Piastra che offre un ricco menù di mocktails e altri analcolici non come alternativa, ma come unica possibilità. Bartender di esperienza ventennale, ha deciso di mettersi in gioco creando ricette altrettanto intense, ma utilizzando soltanto prodotti analcolici, in seguito alla sua conversione all’Islam. Molti come Piastra, infatti, non consumano alcolici per motivi religiosi, oltre che di salute o di stile di vita.

Aumentano i prodotti NoLo

Non solo bar, ma anche le corsie dei supermercati ampliano sempre di più gli scaffali dedicati ai drink analcolici e alle versione alcohol free dei classici, come vino e birra. Sempre più prodotti, sempre più vari: non è raro che nascano start up o si convertano vecchie imprese del beverage in questo settore in grande crescita. Spritz, spumanti, birre, cocktail, vini in nome di una socializzazione più responsabile e di un riscoperto benessere psicofisico che rispecchia a pieno gli interessi dei consumatori del nuovo millennio. D’altronde, l’International Wines and Spirits Record (IWSP) ha individuato nel solo 2023 un aumento del 7% rispetto all’anno precedente sui consumi di prodotti no-alcol. Se la richiesta aumenta, si risponde con l’offerta. Quindi tonic sì, ma senza gin. Il mercato è pronto ai sober bar.

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