Food & Drink

I cinque piatti imperdibili della cucina romana

Specialità capitoline e dove assaggiarle
A cura di   Alessia Marzano

Shutterstock - Photo by Alexander Prokopenko

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A Roma, si sa, la cucina è una cosa seria. E i piatti della tradizione romana sono tra i più diffusi e commentati della tradizione culinaria italiana. Una cucina dai sapori intensi, che deriva da ricette contadine ormai diventate famose in tutto il mondo. Una tradizione che abbonda di primi piatti – la pasta è infatti un elemento centrale – ma anche di secondi a base di carne e di tantissime verdure diverse che arrivavano dalla zona agro pastorale alle spalle della Capitale. Oggi la cucina romana è una cucina conosciuta e amata da italiani e stranieri: vi raccontiamo cinque piatti tipici con la loro storia, le ricette e i ristoranti in cui andare ad assaggiarli.

Per scoprire la città: lo street food della cucina romana

Shutterstock - Photo by OlgaBombologna

Per entrare davvero nella cucina romana non potete perdere l’esperienza unica di gustare i piatti tipici dello street food. Al primo posto sicuramente il fritto più famoso della tradizione romana: il supplì! Se volete mangiare ottimi supplì, allora dovete fare un salto da SuppliRoma: dal 1979, nel cuore di Trastevere, conquista il palato dei visitatori e rende unici anche i piatti più semplici! Per continuare il vostro giro nello street food, immancabili sono sicuramente il filetto di baccalà e i fiori di zucca: due fritti tipici della cucina romana! Mangiare un filetto di baccalà Dar Filettaro a Santa Barbara è una di quelle cose che bisogna fare almeno una volta nella vita: un’esperienza unica per immergersi nella romanità più verace!

Un salto nella tradizione della cucina romana: la cacio e pepe di Felice a Testaccio  

Shutterstock - Photo by Alexander Prokopenko

Dal 1936 un pezzo della storia di Roma: il ristorante deve la sua fama a Felice Trivelloni. La leggenda racconta che all’inizio Felice non facesse sedere nel suo ristorante tutte le persone che non gli andavano a genio. Oggi per molti è la migliore osteria di Roma: la sua cacio e pepe è infatti famosa in tutto il mondo. Impossibile non assaggiarla! 

Quinto quarto: i rigatoni con la pajata e la coda alla vaccinara

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Tra le eccellenze romane ci sono altri due piatti imperdibili, soprattutto per le buone forchette: i rigatoni con la pajata e la coda alla vaccinara, le due “parti” del “quinto quarto”. Ma cos’è il quinto quarto? Una volta, con questo termine ci si riferiva agli scarti, cioè le parti meno nobili che finivano sulla tavola di chi non poteva permettersi cibo migliore. Entrambi i piatti hanno origine infatti nel quartiere Testaccio: qui, i lavoratori del Mattatoio, a fine giornata portavano a casa le interiora, ovvero ciò che rimaneva dall’intestino del vitello. È oggi una delle ricette più romane che esistano. Non potete non provare i rigatoni con la pajata e la coda alla vaccinara da Il Quinto Quarto, lo storico ristorante nel cuore di Roma Nord. 

Nel quartiere ebraico: il carciofo alla giudia

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Da non confondere con i carciofi alla romana, i carciofi alla giudia sono tra i piatti tipici della città: come se si trattasse di fiori appena sbocciati, i carciofi vengono aperti e fritti nell’olio bollente. La loro storia è molto particolare: Il ghetto romano, in cui furono costrette le persone di religione ebraica, nacque intorno al 1555. Qui le culture gastronomiche iniziarono a mischiarsi e, nel rispetto della cucina kosher, nacquero i carciofi alla giudia, che vennero chiamati così dai romani non residenti nel ghetto. Per vivere appieno l’esperienza del carciofo alla giudia non potete non fare un salto da Nonna Betta, una delle eccellenze della cucina Kosher a Roma.

Da non perdere: l’abbacchio scottadito

Shutterstock - Photo by ANTONIO TRUZZI

Nel cuore del quartiere Ostiense, l’Osteria Da Noantri al 41 è un altro ristorante storico della città. Tra le pietanze più saporite della cultura romana sicuramente qui è da provare l’abbacchio a scottadito: l’agnello più famoso della città. Si chiama così perché, secondo l’usanza, questa deliziosa costoletta si mangia appunto con le mani, scottandosi le dita.

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