Food & Drink
Shutterstock_by_il21
#FFFFFF
Shutterstock_by_il21
Quante volte è capitato di trovarsi a cena con l’amico intenditore di vini e non avere minimamente idea di cosa dicesse mentre descriveva le caratteristiche della bottiglia appena scelta? O quante volte si è finto di comprendere le indicazioni del sommelier, annuendo, senza sapere di cosa stesse parlando? Ogni ambito ha il suo lessico specifico e il mondo del vino non è da meno. Barcamenarsi tra le tante parole del linguaggio enologico non è semplice. Spesso vengono utilizzate con accezioni diverse da quelle comuni, confondendo l’ascoltatore più inesperto. Per muoversi più facilmente nel wine tasting – e magari atteggiarsi pure un po' da sommelier – ecco il glossario delle 12 parole indispensabili da conoscere per far intendere che almeno un po’ di vini ci si capisce.
Non indica un vino che può essere amato, bensì un vino che al gusto presenta una sensazione chiara di dolcezza e delicatezza, che può piacere o non piacere, in base al gusto personale. Si tratta di un vino dal residuo zuccherino compreso tra i 20 e i 50 g/l, decisamente più alto rispetto alla media
Sinonimo di severo, spesso denota un aspetto negativo. È un vino eccessivamente importante, ricco di corpo e di tannini, i composti presenti nella buccia dell’uva e quindi dal sapore brusco, astringente, amaro.
Niente a che vedere con la temperatura. Un vino è caldo quando trasmette una sensazione di calore, il classico surriscaldamento alle guance che si prova quando si beve un vino particolarmente forte. D’altronde, in genere i vini caldi sono molto strutturati e con una gradazione abbastanza alta, tra 12% e 13.5% vol.
Non un vino carente in generale, in quanto di bassa qualità, ma semplicemente un vino che viene difficilmente percepito all’olfatto, in cui si avvertono poche o nulle sensazioni odorose o gusto-olfattive.
Si tratta di un vino dai tannini molto concentrati, che trasmettono una sensazione di asprezza e amarezza. Se a predominare sono queste ultime, è probabile che si tratti di uno dei due possibili difetti del vino (il sapore di tappo di sughero o il cosiddetto "sudore di cavallo" ), altrimenti questa caratteristica contribuisce ad arricchire il prestigio del vino.
In questo caso, non ci si riferisce all’etere inteso come sostanza purissima, luminosa, intrinsecamente bella e poco identificata, bensì all’etere come composto chimico. Un etereo, infatti, è caratterizzato da un forte sentore alcolico, tipico dei vini invecchiati, pungente a causa della presenza di eteri, esteri e acetali.
Decisamente non un complimento, a meno che non si parli di impasti. Pastoso è un vino molto morbido, troppo morbido al palato, non supportato da una sufficiente acidità o tannicità e che quindi è poco bilanciato.
Termine divertente, molto simile a quello comune. Un vino piacione è molto rotondo, ma non ha un’accezione positiva poiché indica un prodotto realizzato appositamente per piacere, che ha subito affinamenti o lavorazione con questo specifico fine, denaturandolo.
Forse il miglior complimento che si possa fare a un vino. Equilibrato, di buona corposità, completo: insomma, la perfezione. Al palato, un vino pieno sembra quasi ricordare la consistenza del cibo. Non proprio sinonimo, ma indicante comunque bilanciamento, armonia, non troppo presenza nè di tannini che di acidità, è il termine rotondo.
Non molto dissimile al concetto di robusto che conosciamo. Un vino così è molto strutturato, con una notevole alcolicità, ma al tempo stesso equilibrato, piacevole, con un sapore non troppo forte.
Questo aggettivo è applicabile solo al rosso, perché il contenuto tannico del bianco è sostanzialmente trascurabile. In un rosso tannico è molto presente la sensazione di astringenza e secchezza provocata dai tannini.
Indica un vino preciso, netto, caratterizzato da purezza aromatica, tendenzialmente molto austero nei primi anni vita, ma con grandi capacità di invecchiamento. Verticale è un vino che sa il fatto suo, molto deciso e dal sapore prolungato nel tempo, esplosivo.