Food & Drink
Shutterstock - Photo by Tatjana Baibakova
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Shutterstock - Photo by Tatjana Baibakova
Gli speakeasy hanno una lunga storia: nacquero negli Stati Uniti all’epoca del proibizionismo, quando, nel decennio 1920-1930, il XVIII emendamento e il Volstead Act di fatto bandirono la distillazione, la vendita, l’importazione e il trasporto di qualsiasi tipo di alcolico e, di conseguenza, il consumo. Per aggirare questo divieto e continuare a bere alcolici in compagnia erano nati dei locali nascosti, in cui si poteva entrare soltanto mediante delle parole d’ordine, segrete, all’ingresso. I cosiddetti speakeasy divennero il punto di ritrovo della popolazione che non intendeva limitare le proprie libertà e amava le serate conviviali in compagnia. Nascosti nei retrobottega dei negozi di alimentari o dietro le false apparenze di altre attività, come barbieri o sartorie, gli speakeasy erano raggiungibili soltanto tramite il passaparola.
Dopo l’abrogazione del proibizionismo, gli speakeasy sono scomparsi insieme ai divieti che volevano aggirare, ma il fascino di un locale nascosto in cui bere cocktail di qualità è rimasto pressoché intatto. Prendendo in prestito questo nome evocativo, il filone dei locali nascosti è in qualche modo proseguito, con la loro allure affascinante, misteriosa ed esclusiva. Oggi, soprattutto nelle grandi città, si trovano degli speakeasy molto originali, nascosti in sottoscala segreti o dietro strane porte di finte attività: per accedere bisogna risolvere enigmi o indovinelli e cercare i punti di accesso nei posti più disparati. C’è un’unica regola: pensare fuori dagli schemi e non seguire le logiche canoniche. Tendenzialmente, sono locali in cui l’esperienza del cliente è curata nei minimi dettagli: mixologist di alto livello, atmosfera raffinata e arredamento tematico. Roma brulica di speakeasy, mimetizzati dove meno ce li si aspetta, tra una viuzza in lastricato o una zona residenziale. Ecco i 3 imperdibili.
A due passi dal Colosseo, in via Labicana 52, c'è il The Race Club. L’ingresso è quello di un’officina meccanica ma, nel piano sottostante, si trova un locale elegante, raggiungibile attraverso un sottoscala. In pieno stile industriale, con poltroncine in pelle vintage, The Race Club è un vero e proprio concept bar; la signature drink list rispecchia un ideale sociale di evoluzione etica e civica, sulla scia dell’ “I have a dream” di Martin Luther King, e ogni cocktail sostiene una causa benefica a cui viene devoluto parte del ricavato. Bere sì, quindi, ma in modo socialmente responsabile.
Parlando di speakeasy e Capitale, non si può non nominare il primo ad aver aperto in Italia, nel 2010: il Jerry Thomas Speakeasy. Ispirandosi al padre fondatore del bartendering moderno, Jerry Thomas, questo locale celebra la mixologia di qualità, attraverso ricette d’avanguardia e sperimentazioni e grazie anche alla produzione in loco di alcuni distillati. Si trova in Vicolo Cellino 30, vicino Palazzo Braschi, e si può entrare soltanto citofonando al campanello “Prof. Jerry Thomas” e sbloccando la porta con una password segreta, che si può richiedere soltanto via email la sera stessa.
Non distante dal The Race Club, in via Iside 2, si trova il The Barber Shop Speakeasy. Durante il giorno è un negozio da barbiere, mentre quando cala il buio lo stesso spazio si trasforma in locale notturno. Tra un arricciabaffi e una sedia girevole si nascondono shaker e strainer, ma anche giochi da tavola e amplificatori. The Barber Shop, infatti, è uno dei punti di riferimento della Capitale per chi ama giocare a scacchi e ascoltare musicisti emergenti esibirsi. Il tutto in una sala da barbiere dal sapore vintage e con in mano un cocktail.