Food & Drink
Dining in the dark. Shutterstock by Kaspars-Grinvalds
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Dining in the dark. Shutterstock by Kaspars-Grinvalds
Vi siete mai chiesti cosa volesse dire mangiare al buio? E no, non intendiamo una cena a lume di candela, come si vede fare in certe commedie romantiche, ma una vera e propria esperienza culinaria immersi nel buio più totale! Stiamo parlando di “Dining in the Dark”, una proposta intrigante che sfida le nostre percezioni sensoriali. Immaginate di entrare in un ristorante e di essere avvolti dall'oscurità più totale: in questo ambiente privo di luce, i sensi del gusto e dell'olfatto sono esaltati e vi offrono un'esperienza gastronomica completamente nuova. Ma quali sono le origini e gli obiettivi di questo nuovo viaggio sensoriale?
Il concetto di dark dining è nato in Europa e si è velocemente diffuso a livello globale, enfatizzando un'esperienza di consapevolezza sensoriale unica. Questo evento è inizialmente nato dalla volontà di trasmettere il significato della cecità ai clienti vedenti, migliorando così la loro consapevolezza e il loro apprezzamento verso gli altri sensi, specialmente il gusto e l'olfatto.
Il primo ristorante al buio, "Blindekuh" (Mucca cieca), fu aperto nel 1999 a Zurigo, da un pastore non vedente di nome Jorge Spielmann. Spielmann aveva precedentemente organizzato cene al buio a casa sua, durante le quali gli ospiti, bendati, avevano riferito di provare un piacere gastronomico intensificato. Successivamente, il concetto si è diffuso a livello internazionale, con l'apertura di "Dans le Noir" a Parigi nel 2004, e si è poi espanso in diverse città in tutto il mondo. Si tratta di realtà che impiegano spesso personale con disabilità visive, sottolineando l'obiettivo di sensibilizzazione e inclusione. Inoltre, alcuni di questi ristoranti donano una parte dei loro proventi a organizzazioni benefiche che supportano le persone con disabilità visive, dimostrando un impegno per un impatto sociale positivo oltre alla pura esperienza gastronomica.
A Milano, l'esperienza Dining in the Dark si tiene presso il T4 Bistrot. I partecipanti - bendati - possono scegliere tra diversi menu tematici (vegano, pesce o carne) e sono invitati a intensificare i loro sensi del gusto e dell'olfatto. L’esperienza dura circa due ore ed è accessibile a partire dai 12 anni di età, prevedendo la possibilità di soddisfare esigenze dietetiche specifiche.
A Torino, invece, Dining in the Dark si svolge presso Villa Sassi, un luogo suggestivo che anche in questo caso promette un'esperienza gastronomica memorabile. L'evento ha una durata di circa 90 minuti e prevede requisiti di età simili a quelli di Milano.
Le strutture di Torino e Milano offrono l'opportunità di vivere una cena diversa dal solito, esplorando il cibo in un modo nuovo e più profondo, accentuando gli altri sensi per compensare l'assenza della vista. Inoltre, questo innovativo concetto di ristorazione ha raccolto recensioni positive, evidenziando l'esperienza sensoriale migliorata e la qualità sia del cibo che del servizio.
Il fenomeno del Dining in the Dark, o cenare al buio, è, come abbiamo visto, molto più di una semplice moda culinaria; è infatti una sfida dei sensi che offre diverse prospettive e riflessioni che potrebbero influenzare il futuro della ristorazione e delle esperienze culinarie. In primis, cenare al buio consente ai partecipanti una comprensione più profonda delle difficoltà che le persone con disabilità visive affrontano quotidianamente. Questo potrebbe portare a una maggiore empatia e a un maggior sostegno per l'accessibilità e l'inclusione nelle varie sfere della società. Ma non solo: la sensibilizzazione su questioni sociali e culturali può incoraggiare una riflessione più ampia sull'accesso al cibo e sull'impatto ambientale della produzione alimentare, spingendo i consumatori a fare scelte più attente e sostenibili.
Senza il senso della vista, le persone tendono a concentrarsi di più sugli altri sensi, in particolare gusto e olfatto. Da qui deriva un maggiore apprezzamento della complessità dei sapori e degli aromi, il che potrebbe influenzare le tendenze culinarie di domani a focalizzarsi proprio sulla qualità e sull'autenticità degli ingredienti, tralasciando l'estetica del piatto. Il Dining in the Dark, come esplorazione di nuovi formati e concept nel settore della ristorazione, potrebbe ispirare i ristoratori a sperimentare idee originali per coinvolgere i commensali in esperienze multisensoriali, oltre a promuovere un più solido interesse per l'arte culinaria.
In conclusione, il Dining in the Dark ha il potenziale per continuare a evolversi e influenzare il settore della ristorazione e la cultura culinaria in modi significativi, promuovendo una maggiore consapevolezza, inclusione e apprezzamento per le diverse esperienze sensoriali e umane.