Food & Drink
Shutterstock - Photo by ANURAK SIRITHEP
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Shutterstock - Photo by ANURAK SIRITHEP
Anche le abitudini culinarie mutano con il passare del tempo. I metodi di cottura, la frequenza di consumo della carne, le spezie che si utilizzano. Sebbene alcune siano ancora evergreen, come il pepe e la cannella, molte spezie che erano utilizzate quotidianamente in passato sono finite nel dimenticatoio. Nella classifica delle spezie che hanno fatto la storia e ora sono quasi completamente sconosciute rientrano anche queste cinque.
Era il must have degli antichi romani. All’interno del De Re Coquinaria, il famosissimo ricettario scritto da Marco Gavio Apicio nel I secolo, il levistico, più comunemente chiamato sedano di monte, era considerato alla stregua del sale: un qualcosa di indispensabile per una buona portata. Effettivamente, sta bene un po’ con tutto: stufati, carni, pesce, risotti, distillati. Molti tra i gin più diffusi sono aromatizzati al levistico. Ha proprietà diuretiche, toniche, digestive, antisettiche e deodoranti e si può anche coltivare, ma cresce così forte in natura, spontaneo, che l’idea migliore è raccoglierlo. È il sostituto perfetto del pepe.
Non c’era pozione d’amore che non avesse al suo interno almeno un pizzico di santoreggia, la spezia afrodisiaca per antonomasia. Molto simile al timo, sia nell’aspetto che negli abbinamenti, la santoreggia è stata per secoli in pole position tra le spezie più utilizzate per condire gli arrosti, soprattutto per la sua nota affumicata. Oggi è utilizzata molto nei medicinali omeopatici per la potente funzione antispasmodica e antibatterica, ma ancora è presente in qualche cucina delle nonne del Centro Italia, tra Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche, le uniche zone d’Italia in cui ancora si può raccogliere la santoreggia che cresce spontaneamente nella natura.
Sembra lavanda, ma non lo è. Non hanno praticamente niente in comune, ma sono facilmente confondibili. L’issopo è stato molto utilizzato per due attività diametralmente opposte: l’aromatizzazione di alcuni alcolici, come lo Chartreuse e l’assenzio, e la ritualità religiosa. Ad oggi è difficile trovarla nelle case, cresce sporadicamente in natura e se si è particolarmente appassionati di foraging, si può raccogliere per donare un tocco mentolato ai piatti più autunnali. Richiama molto il sapore della salvia e la diffusione principale è sotto forma di tisana, grazie alle capacità diuretiche ed espettoranti, bevuta rigorosamente fredda.
Perché la borragine stia scomparendo dalle cucine è un mistero. Questa pianta aromatica ha iniziato pian piano ad abbandonare le tavole, nonostante la grande diffusione spontanea, la resistenza e la possibilità di poterla facilmente abbinare a pietanze di ogni genere. Dal ripieno dei ravioli alla frittata campagnola, passando per zuppe, condimenti di contorni, impasto degli gnocchi: adattabile praticamente a qualsiasi cosa, la borragine è soltanto in attesa di tornare in trend. Attenzione però a non esagerare, perché in grandi dosi la borragine potrebbe essere potenzialmente tossica per il fegato.
Questa spezia probabilmente non l'avete mai sentita nominare. Sicuramente, nessuno l’ha assaggiata negli ultimi due secoli. Il silfio, infatti, è una spezia ormai ufficialmente estinta, e pare lo fosse già durante il periodo neroniano (56 - 68 d.C.). Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia racconta proprio un episodio di faticosa ricerca di una pianta di silfio da regalare all’imperatore, quasi impossibile da trovare perchè stava scomparendo. Ne siamo a conoscenza grazie ad alcune effigie realizzate sulle monete coniate in Cirenaica, che ne era grande produttrice, e conservate nelle Gallerie e ai testi dei libri di cucina antica. Abbinabile e cucinabile in qualsiasi maniera e venduta a prezzi esorbitanti, probabilmente scomparve proprio a causa della coltivazione troppo intensiva.