Arte & Cultura
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Fino al 19 novembre è in corso all’Accademia di Ungheria di Roma un’esposizione dedicata al repertorio fotografico del reporter Robert Capa, pseudonimo di Endre Ernő Friedmann, il giornalista ungherese che ha raccontato il Novecento in scatti, tra rivoluzioni e guerre.
L’esposizione, organizzata grazie al supporto del Robert Capa Contemporary Photography Center di Budapest, nonostante le piccole dimensioni dell’area ad essa dedicata, raccoglie un quantitativo di materiale da far invidia ai grandi musei della Capitale: ben 75 immagini che ripercorrono i fatti salienti della storia contemporanea, guardando la realtà dall’obiettivo di una macchina fotografica.
La mostra racconta tutto il periodo di produzione di Robert Capa, dalla foto che cattura la Conferenza di Trotzkij, realizzata a neanche vent’anni, nel 1932, attraverso la quale è riuscito a conquistare l’attenzione delle testate giornalistiche al racconto fotografico della guerra in Indocina, in cui Capa perse la vita il 25 maggio 1954 posando accidentalmente il piede su una mina antiuomo.
E’ esposta anche la fotografia del 1936 che rese Robert Capa famoso in tutto il mondo, Morte di un miliziano lealista, fronte di Cordoba, Spagna, in cui colse il momento preciso in cui un proiettile colpì in pieno un miliziano durante la guerra civile spagnola.
Fu testimone oculare dei grandi eventi del XX secolo e li raccontò da vicino, direttamente dalle trincee e dalle piazze, viaggiando in ventitré paesi del globo terrestre. Iconica la sua frase “Se le tue foto non sono buone, vuol dire che non eri abbastanza vicino”, così emblematica dell’approccio di Capa al fotogiornalismo e stampata a caratteri cubitali all’interno dell’esposizione.
Fu grande sostenitore del fotogiornalismo come linguaggio universale per diffondere le atrocità che compie l’essere umano e per sensibilizzare l’opinione pubblica: è una forma di giornalismo etico che punta a informare per consapevolizzare le persone e rendere il mondo un posto migliore.
Le fotografie di Capa, però, non sono semplici scatti giornalistici, sono qualcosa di più; c’è sempre nelle sue immagini uno sguardo creativo, la ricerca di un’emozione che possa effettivamente raccontare la parte più umana della storia, nelle espressioni e nella gestualità dei grandi e piccoli personaggi, e colpire allo stomaco lo spettatore.
Capa fu amico di grandi artisti del Novecento, che spesso ricorrono come protagonisti delle sue fotografie: da Pablo Picasso a Henri Matisse, sono in molti ad essere passati davanti al suo obiettivo e ad essere stati rappresentati in modo più intimo e umano, differente da come li raffiguravano gli altri fotografi.
Questa mostra è un omaggio al talento e al coraggio di un fotoreporter che rivoluzionò il giornalismo di guerra, guardando la realtà da un punto di vista diverso, innovativo.
L’ingresso è totalmente libero e gratuito e si può accedere dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 19.30 e sabato e domenica dalle 11 alle 19.30.