Arte & Cultura
Autoritratto, 1946 olio su tela, cm 31 x 23 Archivio Accardi Sanfilippo
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Autoritratto, 1946 olio su tela, cm 31 x 23 Archivio Accardi Sanfilippo
Al Palazzo delle Esposizioni di Roma, il 6 marzo è partita in grande stile la mostra personale di Carla Accardi, pioniera italiana dell’arte contemporanea al femminile, in occasione del centenario dalla sua nascita.
L’esposizione, attiva fino al 9 giugno, si propone come una grande antologia che ripercorre la sua evoluzione artistica e individuale. Mai prima di questa volta era stata allestita una mostra così esaustiva dedicata interamente a lei: circa cento le opere, di cui alcune provenienti da grandi gallerie internazionali, tra cui il Centre Pompidou. Da sempre habitué dei circuiti culturali, Carla Accardi è stata una delle protagoniste dell’arte del Novecento, il suo operato abbraccia oltre mezzo secolo di storia, dal 1946 al 2014, e racconta, visivamente, i grandi cambiamenti sociali, senza mai tradire il suo stile libero e anticonformista. Il percorso espositivo si snoda in senso cronologico, dai primi anni all’interno del Gruppo Forma all’attivismo femminista, alle grandi esposizioni newyorkesi, allo studio romano: ogni sala, è dedicata a una parte della vita di Accardi. Un ritratto a tutto tondo di un pilastro della storia dell’arte italiana contemporanea.
Accardi ha completamente rivoluzionato il concetto di opera d’arte, attraversando varie fasi: dall’astrattismo all’informale e alla joie de vivre, dalla pittura concettuale all’arte ambientale, portando all’interno delle opere le istanze politiche che le smuovono il cuore. Smembra forme e colori, li accosta in modo insolito per creare nuovi significati, nuovi contrasti: è proprio da queste giustapposizioni cromatiche che passa il messaggio della Accardi. A essere centrale, è il segno. Subisce delle metamorfosi, ma senza mai corrompere la sua coerenza espressiva, lineare e densa, neanche quando sperimenta forme e strumenti d’arte diametralmente differenti. Nella diversità, Accardi riesce a trovare la complementarietà. Dai fogli in sicofoil alla pittura con la caseina, dipinge in ogni modo, nella convinzione che strumento non sia altro che un qualcosa su cui riversare la propria inarrestabile creatività. Tutto è un supporto funzionale, purché trasmetta un’emozione, un messaggio.
La rivoluzione, passa anche dall’allestimento e Accardi, negli anni, ha riadattato gli spazi espositivi al concetto, modificando la canonica fruizione delle opere nelle gallerie d’arte. La sua, infatti, è anche una scrittura espositiva e il modo stesso in cui sono esposte le opere ha un significato specifico: sono lì, in quel modo, per un determinato motivo. Carla Accardi si è impossessata dello spazio, integrandolo completamente con l’arte: strutture in sicofoil in mezzo alla stanza (Triplice tenda, Rotoli), tele più alte dello sguardo umano (Grande rettangolo grigio), o più basse, opere in cui si può camminare all’interno (Casa labirinto). Attraverso il formalismo e l’astrattismo, la Accardi vuole generare scandalo e riflessione e la semantica degli spazi è funzionale a renderli ancora più potenti. Tutto, pur di straniare - e stranire - il pubblico e offrire una percezione alternativa dell’arte. Tutto pur di raccontare la sua scelta e invitare il pubblico a condividerla: la scelta di una vita libera dai limiti, anticonformista e degna di essere vissuta.