Arte & Cultura
Courtesy of Studio Esseci
#FFFFFF
Courtesy of Studio Esseci
Ferrara avrà un nuovo museo permanente: dal primo giugno, infatti, aprirà lo Spazio Antonioni, riportando alla luce parte dei 47 mila oggetti – tra documenti, pellicole e molto altro – che il regista ferrarese Michelangelo Antonioni ha devoluto alla sua città natale a metà degli anni Novanta. Il nuovissimo museo propone al grande pubblico e agli appassionati un viaggio nell'universo intellettuale e creativo di uno dei padri della cinematografia moderna.
Il progetto, a cura di Dominique Païni, già direttore della Cinémathèque Française, è stato sviluppato, su input di Vittorio Sgarbi e in sinergia con la moglie del regista, Enrica Fico Antonioni, dal Servizio Musei d'Arte del Comune di Ferrara e dalla Fondazione Ferrara Arte. L'idea portante è quella di creare un museo vivo, un luogo di formazione e di scoperta, dove esplorare le testimonianze del lavoro di Antonioni e approfondire i nessi con l'opera di artisti, registi, intellettuali che l'hanno ispirato o che continuano a trarre nutrimento dal maestro.
Il racconto si sviluppa cronologicamente esplorando le stagioni del cinema di Antonioni lungo tutto il secondo Novecento, dal tramonto del neorealismo alla cosiddetta "trilogia della modernità", dalle pellicole angloamericane testimoni dell'esplosione della cultura pop e hippy al ritorno alle origini e alla tradizione artistica italiana e ferrarese. La volontà è quella di creare uno spazio di memoria viva, di formazione, di scoperta, capace di rinnovarsi continuamente, generando innumerevoli occasioni attrattive. L'innovativo progetto, firmato dal prestigioso studio internazionale con sede a Roma Alvisi Kirimoto, in coordinamento con la progettazione esecutiva e direzione dei lavori dell'architetto Rossella Bizzi del Servizio Beni Monumentali del Comune di Ferrara, prevede un percorso espositivo chiaro, fluido e dinamico che ricorda uno dei piani sequenza di Antonioni.
Al piano terra il ritmo è scandito da cinque monolitici setti espositivi che, insieme alle due sale immersive dedicate alle proiezioni dei film di Antonioni, raccontano le varie sezioni. Al progredire dell'esperienza corrisponde il climax cromatico in scala di grigio dei setti che, oltre a plasmare uno spazio astratto, richiamano le atmosfere minuziosamente ricercate dal regista nei suoi film. La progressione cromatica in bianco e nero esalta il valore dinamico e spaziale dell'esperienza museale e permette di definire dei momenti più raccolti di approfondimento e conoscenza.
Al primo piano una "esplosione spaziale", innescata da pannelli che traslano e ruotano, permette di modulare la grande sala, aperta e versatile, in base alle diverse necessità, diventando spazio unico per proiezioni o conferenze, aule per workshop e laboratori o mostre. "Abbiamo avuto l'opportunità di collaborare direttamente con Michelangelo Antonioni nel 2006, per l'allestimento delle sue opere pittoriche nella mostra 'Il silenzio a colori' al Tempio di Adriano di Roma. Per il maestro, il modo in cui si attaccava il quadro era importante quanto il quadro stesso, e questa devozione per il particolare come per l'insieme, per ciò che è di fronte e dietro la telecamera, è quello che abbiamo voluto tradurre in architettura", ha raccontato l'architetto Massimo Alvisi.