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Shutterstock byAngelo Giampiccolo
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Il termine, ormai un bel po' démodé, “villeggiatura” nasce nel Settecento quando, con l'approssimarsi della bella stagione, sembrava che tutti pensassero solo all’organizzazione delle imminenti vacanze estive. “Dove andate in vacanza quest’anno?”, erano soliti domandarsi i personaggi delle opere teatrali del grande scrittore e commediografo veneziano Carlo Goldoni. Rimanere in città d’estate era, infatti, inconcepibile: “Un anno senza andare in villeggiatura? Che direbbero di me? Non avrei più ardire di mirare in faccia nessuno”, proclama un personaggio goldoniano della “Trilogia della villeggiatura”. Ovvio che, all'epoca, il concetto di villeggiatura fosse ad esclusivo appannaggio delle classi più agiate, se pensiamo che il termine stesso faceva riferimento alle ville, ovvero quelle residenze di campagna divenute molto popolari nel Rinascimento. Una chimera, insomma, per chiunque non avesse nobili natali.
Perché la villeggiatura diventi una pratica abbordabile anche per le classi meno abbienti, bisogna aspettare invece i primi anni cinquanta del secolo scorso, con l'inserimento nella Costituzione di un articolo ad hoc che riconosceva il diritto al riposo retribuito del lavoratore, le vacanze o, come veniva per l'appunto definita all'epoca, la “villeggiatura”. L’Italia si popola dunque di flotte di famiglie che si spingono verso le coste con il cibo portato da casa, per quelle che inizialmente sono per lo più gite di un giorno.
È con il boom economico dei primi anni Sessanta che andare in vacanza con l'intera famiglia diventa una pratica quasi scontata. Anche perché, con la chiusura di fabbriche e uffici, i giorni di ferie aumentano da quattro a trenta. L'abitudine era di partire in macchine spesso cariche di valigie legate sul tetto con fatiscenti elastici, oppure in treno, di notte, per arrivare a destinazione dopo aver trascorso negli scompartimenti affollati ore interminabili.
Emilia-Romagna, Liguria e Toscana le mete più gettonate. I prezzi sono ancora onesti e accessibili a tutti e, per soggiornare, la scelta ricade su pensioncine e camere ammobiliate oppure, per i più fortunati, su un appartamento in affitto. Se negli anni Settanta prendono piede nuove modalità di vacanza - in campeggio o in camper - e, per raggiungere il mare, ci si muove volentieri in autostop, con il decennio successivo si assiste all’arrivo dei tour operator e dei pacchetti all inclusive. Gli italiani cambiano le loro abitudini e il tempo delle vacanze si dimezza, da un mese a due settimane, da passare in qualche villaggio o struttura alberghiera. In questa fase le mete italiane vengono ancora preferite a quelle straniere, sebbene ci si inizi a spostare anche all'estero. Gli anni Novanta segnano invece il passaggio alle vacanze low-cost, della durata variabile, e vedono sempre più italiani dirigersi verso destinazioni straniere, con i giovani che scoprono, con almeno trent'anni di ritardo rispetto agli altri europei, mete quali Ibiza o le isole greche.
Il nuovo millennio ha dato una nuova luce al modo di vedere e vivere le vacanze. L’attacco alle Torri Gemelle ha messo in discussione la sicurezza dei viaggiatori e la grande crisi economica ne ha ristretto il range di possibilità. Motivi per i quali l’84% degli italiani, negli ultimi anni, è tornata a prediligere la vacanza entro i confini nazionali.