Viaggi
Shutterstock by PeopleImages.com - Yuri A
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Shutterstock by PeopleImages.com - Yuri A
Viaggiare nel Regno Unito sta per diventare un po’ più complicato. Tra le eredità della Brexit si profila infatti una novità che si prepara a divenire prassi per tutti gli intenzionati a mettere piede – letteralmente, perché sarà obbligatoria anche per gli scali – in territorio britannico: l’Electronic Travel Authorisation (ETA). Si tratta di un’autorizzazione di viaggio preventivo, ossia un visto elettronico collegato al passaporto, che sarà richiesto ai cittadini europei a partire dal 2 aprile 2025; per chi si trova fuori dall’Unione, invece, la normativa sarà già in vigore dall’8 gennaio 2025. Dietro pagamento di 10 sterline, equivalenti a 11,85 euro, l’ETA permette una permanenza nel Paese fino a un massimo di sei mesi nell’arco di due anni (sommando ingressi multipli), per motivi legati a turismo, famiglia o amici. Sarà valido anche per brevi periodi di studio o attività retribuite all’estero che non superino la soglia temporale indicata: in caso contrario, sarà necessario fare domanda per un visto standard.
L’autorizzazione si può ottenere a cominciare dal 5 marzo 2025 compilando un modulo online sul sito del governo britannico o scaricando l’applicazione “UK ETA” da mobile. Dopodiché i passaggi sono piuttosto semplici: fare una foto del passaporto, scannerizzare il proprio volto con la fotocamera per il riconoscimento facciale, rispondere ad alcune domande di sicurezza e, naturalmente, pagare il costo per il rilascio (che è lo stesso per tutte le fasce d’età, minori inclusi). L’accettazione avviene di norma entro 3 giorni lavorativi, ma qualora il viaggio oltremanica fosse giustificato da specifiche urgenze, è possibile partire – passaporto alla mano – anche in attesa della conferma. Nell’eventualità di un rifiuto, non esiste possibilità di appello. L’obiettivo della misura, ha spiegato il governo, è aumentare i controlli e attrarre nel Paese talenti e personale altamente qualificato.
Dalla procedura saranno esentati solo gli irlandesi e gli europei già residenti nel Regno Unito, mentre saranno tenuti a richiedere un permesso simile e a sottoporsi ad accertamenti biometrici alle frontiere anche i britannici che si accingono a viaggiare nei confini dell’Unione europea. Insomma, una stretta – non certo immune da perplessità – che coinvolgerà tutti.