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Shutterstock by fizkes
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Come dice la parola stessa, la mindfulness è la consapevolezza che si ha di se stessi, il prendere atto degli avvenimenti negativi trasformandoli e portando il proprio essere a un livello di benessere. Può essere identificato come una sorta di processo che, attraverso alcune pratiche meditative di ispirazione buddhista – ma prive di connotazione religiosa – permette all’individuo di acquisire consapevolezza di ciò che lo circonda.
La mindfulness affonda le sue radici in un lontano passato, ma la sua pratica in ambito medico si deve al biologo Jon Kabat Zinn. Questi, credendo fortemente che la mindfulness potesse essere applicata nella medicina per aiutare i pazienti con dolori cronici o malattie terminali, diede vita alla “Stress Reduction Clinic”. Il programma fu successivamente perfezionato e i precetti buddhisti alla sua base furono riproposti con un approccio più scientifico, dando origine ad un programma di otto settimane chiamato MBSR.
La mindfulness si concentra sostanzialmente sul respiro, ed è proprio da questo che si parte. Si inizia la pratica eseguendo una serie di respirazioni, per poi, in un secondo momento, spostare l’attenzione sul movimento del corpo. Così facendo si dovrebbe acquistare maggiore consapevolezza di se stessi. Alle tecniche meditative si devono aggiungere, inoltre, alcuni esercizi di yoga. Dopo questa prima sessione si procede con un’attività di gruppo.
Solitamente le sessioni di meditazione sono di breve durata (circa 10 minuti). Nel complesso, la pratica dovrebbe apportare grande giovamento alla mente, liberandola dall’angoscia e orientandola verso una comprensione profonda che permetta all’individuo di superare i momenti più negativi, individuandoli come transitori.
Da questa pratica si possono trarre numerosi benefici, sia dal punto di vista mentale che da quello fisico. Sembrerebbe infatti che la mindfulness sia in grado di portare un miglioramento in ambito comportamentale, decisionale, ma anche cognitivo: nello specifico, pare riesca a rallentare i disturbi cognitivi legati all’età.