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Shutterstock - Photo by Nenad Nedomacki
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Shutterstock - Photo by Nenad Nedomacki
“Vorrei vivere in un film di Wes Anderson”, recita così la canzone de I Cani, e in effetti basta aver visto anche solo uno dei film del regista texano per capirne il motivo. I luoghi e le città dove Wes Anderson ambienta i suoi film sembrano sospesi tra finzione e realtà e seguono tutti lo stesso (rigorosissimo) codice stilistico: colori pastello, linee grafiche e simmetria quasi ossessiva. Questo stile visivo è così definito e riconosciuto da diventare un genere a sé, consolidatosi nel corso della sua carriera iniziata con il cortometraggio Bottle Rocket fino ad arrivare al recentissimo Asteroid City.
Anderson ha ambientato il film negli anni Cinquanta in una città immaginaria nel deserto degli Stati Uniti, prendendo spunto dalla realtà, come ha fatto per altri suoi film. Ha trasformato strade, sale cinematografiche e teatri, rive di laghi, atrii di antichi palazzi, binari ferroviari in opere d'arte, grazie a punti di vista unici, palette cromatiche sorprendenti e una qualità estetica inconfondibile diventata sinonimo di wesandersoniano.
Wally Koval gestisce un account su Instagram chiamato Accidentally Wes Anderson. Questo account raccoglie immagini di luoghi in tutto il mondo che richiamano l'iconica estetica del regista. È diventato un piccolo fenomeno culturale con oltre 1500 foto condivise. Da questo profilo social, Koval ha tratto un libro intitolato Wes Anderson, quasi per caso, che presenta foto da ogni angolo del mondo, inclusa l'Italia.
Prendendo spunto dal libro, siamo andati alla ricerca di questi luoghi reali, che, grazie alla loro palette di colori, al loro design e all'atmosfera retrò, sono in grado di trasportarci nel mondo onirico del regista.
Orag-Haus è un edificio amministrativo e commerciale nel centro storico di Monaco di Baviera; la facciata esterna rosa pastello in stile neorinascimentale possiede proprio quell'estetica vintage che ritroviamo in Grand Budapest Hotel.
Il Bar Luce della Fondazione Prada a Milano è stato progettato dal regista americano, prendendo ispirazione dai tipici bar milanesi degli anni '50, con tavoli in formica verde pallido, pavimento rosa maculato, flipper e jukebox.
In Vietnam, c'è una stazione ferroviaria che inizialmente doveva collegare la vasta pianura di Phan Rang alle suggestive colline di Dalat, un progetto di Paul Doumer, governatore dell'Indocina francese. Tuttavia, la prematura morte di Paul Doumer, governatore dell'Indocina francese, ha portato all'abbandono della stazione. Oggi, dopo un restauro attento, gli hanno restituito il suo antico splendore, e la stazione ricorda il set di The French Dispatch con la sua palette di colori sgargianti, tra cui spicca il giallo.
Gli appassionati di Wes Anderson ameranno l'atmosfera vintage del Teatro Alessandro Bonci di Cesena, e siamo certi che persino Margot Tenenbaum avrebbe amato questo posto. Infine, nell'immaginario andersoniano, non può mancare un faro, magari proprio quello di Fire Island a New York.